Il rischio era quello di perdere una manifestazione importante. L’attività dei ricercatori e lo studio della storia del paese diedero una spinta a proporre un nuovo progetto da sviluppare nel centro storico, con la Batia come punto centrale.
Le motivazioni di questa scelta risalgono al 1800, secolo che  segnò la cacciata dei Borboni dal Regno di Napoli. Giuseppe Bonaparte, con un decreto del 18 ottobre 1806, abolì le università con i relativi Parlamenti e, nei nuovi comuni istituiti, applicò il vecchio sistema del Decurionato. Così anche Bivongi, in seguito al decreto del 13 febbraio 1807, da università divenne Comune (la legge sull’abolizione della feudalità fu riconfermata da Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie, il 3 dicembre 1808).

Dopo 713 anni il paese acquisì una propria indipendenza liberandosi dalla giurisdizione della Certosa.

Un avvenimento importante per il nuovo Comune che organizzò una grande fiera-mercato, proprio nel rione Batia, così chiamato perché sopra la volta c’era la casa-ufficio dell’abate.

Batia, da sempre sede del Parlamento bivongese, è ricordato anche da una lastra di marmo verde nella vicina località Santa Vennera, con incisa la scritta “Parlamento Università di Bivongi”.

Durante la prima edizione della fiera-mercato si consumarono ettolitri di vino e si gustò la cucina tipica nella cornice espositiva di quanto produceva l’artigianato.